Quella che ti propongo oggi è una variante siciliana della pasta alla crudaiola. Si tratta di una ricetta che vede come protagonista il pomodoro fresco piccadilly, unito alle mandorle d’Avola, alla provola di Montalbano, al pomodoro secco e a uno spicchio d’aglio.
Il procedimento, esattamente come quello della pasta alla crudaiola, è molto semplice, oltre a consentirti di cucinare il tutto utilizzando un’unica pentola. In questo modo non dovrai perdere molto tempo a lavare i piatti e a rimettere in ordine la cucina, prima di tornare a lavoro.
Crudaiola siciliana: gli ingredienti per una variante della classica pasta alla crudaiola
Gli ingredienti che ho scelto rendono siciliana la ricetta della pasta alla crudaiola che ti racconto oggi.
In frigo, ho dell’ottimo pomodoro piccadilly, raccolto dall’orto di un cugino di mio padre solo qualche giorno fa, che non vedo l’ora di usare. La pianta del basilico ha ancora foglie verdi e qualche fiore per decorare il piatto. In dispensa, ho del pomodoro secco, il cui sapore arricchisce spesso i miei piatti autunnali con le sue note caratteristiche, sapide e decise. Così, in men che non si dica, preparo il sugo.
Per replicare la ricetta ti occorreranno i seguenti ingredienti:
- 6 pomodori piccadilly
- 30 g di provola di Montalbano
- 1 pomodoro secco
- una manciata di mandorle d’Avola
- olio extravergine d’oliva
- qualche foglia di basilico, o qualche fiore, per guarnire
- sale e pepe quanto basta
In questa ricetta, ho scelto di utilizzare la mandorla d’Avola, uno dei presidi Slow food della regione Sicilia.
La mandorla d’Avola
La mandorla di Avola è una delle più famose e buone tra le mandorle italiane. È coltivata nel Siracusano ed è tutelata da un Consorzio che ha fatto in modo che una rete di pasticcieri, confettieri e trasformatori utilizzano, ad oggi, il marchio “mandorla di Avola” registrato nel 2006.
Eccellente per le qualità organolettiche, ma anche per le proprietà nutrizionali, questa varietà di mandorla ha una quantità di polifenoli tre volte superiore a quelle californiane.
La mandorla di Avola comprende 3 cultivar principali.
La mandorla pizzuta
Considerata la regina delle mènnule, è la mandorla che si preferisce usare in confetteria e nella pasticceria di altissima qualità. Questo è il cultivar che preferisco anche per le mie ricette di primi veloci. Riconoscerla è semplice. Il guscio è duro e liscio, con pori piccoli e un’estremità appuntita. Il seme è grande e ha la forma di un’ellisse larga e piatta di un bel color cuoio. Ha note aromatiche straordinarie ricche e rotonde, eppure delicate.
La mandorla fascionello
Non ha l’eleganza estetica della pizzuta ma non difetta in bontà e qualità aromatiche, leggermente più dolce e delicata della sorella maggiore. La forma è più tondeggiante, panciuta e appuntita rispetto alla pizzuta e la consistenza più morbida. Ottima comunque per tutti gli usi ad eccezione della confetteria, per la quale risulta troppo oleosa, ragione per cui macchierebbe il confetto.
La romana o corrente d’Avola
Dal sapore ricco e pieno e dalla forma un po’ triangolare e irregolare, perché spesso dentro un guscio se ne trovano due gemelle, quindi ha uno spessore dimezzato.
La provola dei Nebrodi
La provola dei Nebrodi è un caciocavallo prodotto con latte vaccino crudo e caglio d’agnello o di capretto. È un formaggio a pasta filata famoso per la sua dimensione che lo porta a raggiungere i quattro o anche cinque chilogrammi di peso. Altra caratteristica singolare è il fatto che sia l’unica provola che subisce un processo di stagionatura. Oltre che come formaggio da tavola, è anche utilizzato nella preparazione di diversi piatti tipici siciliani.
La provola dei Nebrodi ha una crosta liscia e lucida, di colore giallo paglierino tendente all’ambrato. La pasta bianca interna è di consistenza morbida e compatta. Il sapore varia dal dolce lievemente acidulo al piccante in base alla stagionatura.
È una produzione tipica dei Nebrodi, Delle zone tra Floresta e Montalbano. Si produce coagulando il latte con il caglio. La cagliata successivamente viene filata irrorandola di acqua calda. Prima della filatura, la pasta è manipolata a lungo dal casaro. Le tecniche di lavorazione si tramandano di generazione in generazione ed è proprio grazie a questa lunga manipolazione che il formaggio, durante il consumo, tende a sfogliarsi in bocca.
La salatura avviene in salamoia satura. Richiede una stagionatura di almeno dieci giorni e fino a un mese per il fresco, tre o quattro mesi per il semistagionato, oltre per lo stagionato.[3]
Talvolta all’interno della provola dei Nebrodi viene inserito un limone intero o del burro
Preparazione della crudaiola siciliana
La preparazione del primo piatto di oggi richiede ingredienti specifici. Sono proprio questi che renderanno particolare il piatto. Vuoi, o no, creare in bocca un’esplosione di tradizione? Seguimi e ti racconterò come preparare.
Riempi una pentola d’acqua che utilizzerai sia per la cottura della pasta, che per quella del pomodoro. Mettila sul fornello e accendi il fuoco. Aggiungi subito i pomodori piccadilly, ben lavati. Porta ad ebollizione.
Intanto, disponi sul tuo piano di lavoro il resto degli ingredienti.
Approfitta per apparecchiare la tavola. Appena l’acqua bolle immergi in pentola gli spaghetti, insieme ad una manciata di sale da cucina.
Dopo alcuni minuti noterai che pomodori avranno iniziato a cuocersi. La pelle infatti, inizierà a spaccarsi. Potrai quindi tirarli fuori dalla pentola e metterli in uno scolapasta, direttamente dentro il lavello. Aiutandoti con l’acqua corrente, raffreddali, in modo da eliminare facilmente la pelle.
Appena avrai fatto, trasferisci il pomodoro fresco appena scottato dentro il bicchiere del frullatore ad immersione. Aggiungi dell’olio extravergine d’oliva, non troppo se vuoi ottenere un condimento leggero, la provola di Montalbano, il pomodoro secco, la tua manciata di mandorle d’Avola e uno spicchio d’aglio, privato dell’anima.
Mixa tutto insieme, finché non avrai ottenuto una crema liscia.
Attendi che la pasta sia cotta. Non dovrai far altro che unire la pasta che avrei scelto di cucinare (io ho utilizzato delle linguine) al sugo che avrai preparato. Mescola bene, facendo prendere aria alla pasta. Adesso, puoi impiattare.
Impiattamento con fiori
Non è la prima volta che utilizzo i fiori del basilico come guarnizione ai miei primi piatti. Sulla pianta ce ne sono ancora alcuni, reduci dalla stagione estiva. Se anche la tua pianta di basilico ha fatto i fiori, sappi che sono ottimi per profumare i tuoi piatti. La freschezza del sapore rispecchia fedelmente quella delle foglie, l’aspetto, però, è decisamente più carino.
Arrotolo così le mie linguine intorno un forchettone da spaghetti. Mi aiuto, per ottenere una forma regolare, con un mestolo da cucina. In questo modo riesco a trasferire al centro di un bel piatto piano un nido di linguine dall’aspetto definito e invitante. La sciccheria vera sono proprio i fiori di basilico, lasciati cadere casualmente sul piatto. Una decorazione d’effetto, già confezionata da madre natura. Avrei potuto aggiungere delle scaglie di provola di Montalbano, per rendere ancora più bello il piatto, tuttavia oggi mi limito a utilizzarne 30 grammi per due persone, un apporto calorico corretto, che mi permetterà di tornare al lavoro ricaricata ma non appesantita. Piuttosto, preferisco aggiungere in cima al piatto un trito di mandorle e pomodoro secco che aggiungono colore, oltre al sapore.
Prova la pasta alla crudaiola siciliana di Primi Veloci
Piaciuta la mia crudaiola siciliana? Ti invito a provare la ricetta, scommettiamo che ti farò felice? Una volta terminato il pranzo, nel lavello rimangono da lavare una sola pentola, oltre alle stoviglie e al bicchiere (e la frusta) del frullatore ad immersione.
Quanto impieghi a rimettere in ordine normalmente? Oggi ti basteranno pochi minuti è la tua cucina tornerà a risplendere in men che non si dica.
Ami la Sicilia? Scopri i nostri primi veloci siculi
Hai del pomodoro secco? Cucina i nostri primi veloci
